Fontana: “Resta aperta la partita sui servizi pubblici locali, faremo di tutto per contrastare l’applicazione dell’articolo 4” .
Milano, 15 novembre 2011.
“Bene il ricorso della Regione contro l’articolo 16 della manovra di agosto”. Così Attilio Fontana, Sindaco di Varese e Presidente di ANCI Lombardia, commenta la deliberazione della Giunta Regionale che ha stabilito il ricorso in Corte Costituzionale contro gli articoli 14. e 16 della manovra Legge 148/2011.
“Apprezziamo che la Regione abbia accolto la proposta del CAL, sollecitata da ANCI Lombardia, decidendo di verificare la legittimità costituzionale di un articolo 16 che riteniamo lesivo dell’autonomia dei piccoli Comuni – continua Fontana -. Si tratta di un passaggio importante in un percorso di collaborazione istituzionale sul tema dei piccoli Comuni e delle gestioni associate”.
“Questo percorso, frutto anche di un confronto proficuo tra ANCI e la Regione – aggiunge Ivana Cavazzini, Sindaco di Drizzona e Presidente del Dipartimento Piccoli Comuni di ANCI Lombardia – prevede la definizione in tempi brevi, da parte della Regione, di limiti demografici per le gestioni associate più rispondenti alle esigenze dei nostri territori e l’apertura di un tavolo di confronto sui temi dell’efficienza dei piccoli Comuni. ANCI ha chiesto alla Regione di spostare i limiti a 5000 abitanti o il quadruplo del comune più piccolo per i Comuni di pianura e 3000 abitanti o il quadruplo del più piccolo per i comuni montani. Gli attuali limiti (10.000 abitanti, e 5.000 nel caso di unioni con Comuni sotto i 1.000) renderebbero infatti impossibile l’applicazione della norma nel contesto lombardo, caratterizzato da un elevato numero di piccoli comuni (in Lombardia ci sono 1.088 Comuni sotto i 5.000 abitanti)”.
Oltre alle criticità legate all’articolo 16, ANCI aveva espresso forte contrarietà anche sui contenuti dell’articolo 4 della stessa legge 148/2011, che regola i servizi pubblici locali di rilevanza economica, chiedendo attraverso il Cal alla Regione di presentare ricorso anche su questo articolo.
“Prendiamo atto delle motivazioni giuridiche che hanno portato la Regione a non considerare la possibilità di ricorrere, anche se ci risulta che il ricorso sia stato presentato da altre regioni – prosegue Fontana-. Continuiamo a ritenere questo articolo dannoso per i Comuni: infatti, sul versante dell’affidamento di servizi pubblici, a nostro modo di vedere reintroduce principi nettamente bocciati dal referendum di giugno, quale ad esempio la residualità dell’affidamento in house espressamente prevista dalla normativa europea e quindi minando l’autonomia comunale. Inoltre, obbligando i Comuni a mettere in vendita entro un termine prefissato le loro società o le loro partecipazioni, li si obbliga di fatto a svenderle, arrecando un grave danno al loro patrimonio. Ci riserveremo la possibilità di ricorrere in via amministrativa per suscitare in quella sede un ricorso alla corte costituzionale”.
Ufficio stampa: 348.2393691
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